Il percorso politico che ha avuto inizio con le elezioni europee di maggio 2014, e che ha radunato attorno a se tante persone con una grande passione e voglia di cambiamento, si è trasformato in un nuovo soggetto politico nella scena valdostana: L'Altra Valle d'Aosta.
Questo nuovo progetto politico si presenta quindi come il proseguimento politico della lista L'Altra Europa con Tsipras, ma in chiave locale.
Questo è il nuovo simbolo:
QUI DI SEGUITO RIPORTIAMO IL DOCUMENTO CONGRESSUALE:
Per
un'Altra
Europa, un'Altra
Italia, un'Altra
Valle d'Aosta
L'
Europa: un sogno diventato un incubo.
Sono
passati poco più di vent' anni da quel 7 febbraio del 1992, quando i
paesi pionieri della Comunità europea firmavano il trattato
istitutivo della nuova Europa. Si pensava, allora, che per le nuove
generazioni si aprisse la prospettiva concreta di un periodo di pace
e prosperità.
Si
legge, infatti, nelle parti iniziali del trattato, che la nuova
Europa dovrà assicurare “uno
sviluppo armonioso ed equilibrato delle attività economiche
nell’insieme della Comunità”, “alti livelli di occupazione e
di protezione sociale”, “il miglioramento del tenore e della
qualità della vita” delle
persone, un “elevato
grado di convergenza dei risultati economici”,
e perfino la “solidarietà
tra gli stati membri”.
Queste
parole suonano, oggi, derisorie di fronte ad una crisi che sta
letteralmente devastando la vita delle persone e l' avvenire delle
nuove generazioni.
I
dati sulla situazione economica ce lo ricordano ogni giorno. I
bollettini dell' ISTAT continuano a parlarci di distruzione del
tessuto produttivo, perdita di posti di lavoro, disoccupazione
crescente, aumento di situazioni di precarietà e povertà,
impossibilità per i giovani di intravedere una prospettiva per il
loro futuro.
Una
situazione cui neanche la nostra Regione (un tempo "isola
felice") sfugge.
Alla
radice di questa crisi non c'è, come hanno voluto e continuano a
volere farci credere, un debito pubblico generato da un livello di
prestazioni sociali, previdenziali, sanitarie, scolastiche "al
di sopra delle nostre possibilità".
C'è
invece, come denunciavano oltre duecento economisti italiani e
stranieri nell'ormai lontano 2010, un intreccio perverso fra una
crisi economica globale, originata dall'espandersi patologico del
debito privato negli Stati Uniti, ed il profilo radicalmente
liberista dei Trattati dell' Unione Europea.
Un
profilo che è andato via via accentuandosi che ha privilegiato gli
interessi della grande finanza riducendo in maniera drammatica gli
spazi di democrazia reale.
Provvedimenti
come il trattato di stabilità (fiscal compact) l'inserimento in
Costituzione dell'obbligo del pareggio di bilancio, il rafforzamento
del controllo e della sorveglianza dei bilanci nazionali (il c.d.
"two pack") fanno sì che Parlamenti e governi, quello
italiano come gli altri, non decidano quasi più nulla della
politica economica nazionale.
Se
da un lato questi vincoli non fanno altro che aggravare la crisi,
innescando un infernale circuito vizioso austerità/recessione,
dall'altro essi sono espressione di interessi tutt'altro che
neutrali.
La
crisi diventa il pretesto per smantellare lo stato sociale,
frammentare il lavoro attraverso la moltiplicazione infinita delle
forme contrattuali, assoggettare al profitto privato servizi,
territorio, risorse naturali, attraverso le grandi opere che
devastano il territorio, come la TAV, o il rilancio delle fonti
energetiche fossili, che stanno distruggendo il clima planetario.
La
centralizzazione delle decisioni economiche da parte dell'UE è
foriera di una politica recessiva, che continuerà a colpire
lavoratori pubblici e privati ed il patrimonio pubblico, attraverso
le privatizzazioni. Una strada incompatibile sia con la ripresa
dell’occupazione che con uno sviluppo economicamente, socialmente e
ambientalmente sostenibile.
Il
sogno europeo, l'idea di un'Europa unita, pacifica, solidale,
democratica, il sogno dei fondatori dell'idea di Europa unita che ha
trovato una prima espressione nel Manifesto di Ventotene, si è
trasformato in un incubo: l'incubo dell'austerità e del "non ci
sono alternative".
Un
incubo che sta provocando come hanno evidenziato le recenti elezioni
europee, il rifiuto di questa Europa da parte dei popoli. Un rifiuto
che troppo spesso si manifesta con connotati razzisti e fascisti, con
il risorgere di fantasmi che credevamo definitivamente cacciati con
la Liberazione dal nazifascismo.
La
crisi (irreversibile?) delle socialdemocrazie europee.
Di
fronte all' offensiva neoliberista, le forze della socialdemocrazia
europea hanno progressivamente ceduto il campo, adeguandosi alla
filosofia dell'austerità ed introiettando il pensiero dell'
avversario.
Ciò
è avvenuto innanzitutto in Grecia, dove il PASOK partecipa alle
larghe intese con la destra di Nea Demokratia. Il nuovo ministro
dell'economia, Gikas Hardouvelis, capo economista di Eurobank e
l'uomo preferito da Ue, Bce e Fondo Monetario internazionale.
In
Spagna le recenti elezioni europee hanno visto il crollo del PSOE (e
del PP) contestualmente all'affermarsi delle forze aderenti al
GUE/NGL, Izquierda Unida ed il fenomeno Podemos. Nuovo segretario del
PSOE è Pedro Sanchez ("el Guapo" – "il bello").
In
Francia, la risposta alla gravissima crisi economica, da parte del
presidente Hollande è stata dapprima l'adesione al famigerato Fiscal
Compact e, successivamente alla crisi di governo dovuta alla grave
sconfitta alle Europee, la "soumission au Medef", per
usare le parole degli Economistes Atterrès: l' adozione di misure
che obbediscono al mantra ideologico del "privato è bello".
In
Germania la SPD ha rinunciato a proporre politiche antiausterità,
allineandosi con la cancelliera Merkel anzichè tentare (almeno) un
governo di alternativa con i Verdi e la Linke.
In
Italia, il PD sta subendo la medesima involuzione. Un filo unico lega
gli ultimi governi che si sono succeduti: Berlusconi – Monti –
Letta -Renzi portano avanti le stesse politiche, che per la parte
delle riforme istituzionali ricorda molto da vicino il Piano di
Rinascita Democratica di Licio Gelli.
E'
da sottolineare il recupero alla politica del pregiudicato Silvio
Berlusconi operato dall' attuale Presidente del Consiglio, con l'
autorevole supporto del Presidente della Repubblica, per collaborare
alla "necessaria riforma" della Costituzione.
Una
vera e propria deriva neoliberista ha travolto la barca della
socialdemocrazia. Se ci si vuole opporre a quella deriva, bisogna
lasciare andare quella barca per costruirne un'altra.
Le
politiche d'austerità devastano l' economia, l' ambiente, la
democrazia.
Le
politiche d'austerità (di "risanamento") imposte dalla
Commissione Europea, dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo
Monetario Internazionale (la c.d. "Troika") sono fallite.
L'
esempio più evidente (e più grave) è ovviamente, quello greco, la
cui economia è ridotta in stato comatoso e dove l' emergenza sociale
è drammatica.
Per
usare le parole degli Economistes Atterés: la Grecia è il
laboratorio di una "soluzione" della crisi catastrofica che
viene generalizzata in tutta Europa dall' applicazione del Fiscal
Compact.
Le
ricette imposte alla Grecia (Tagli alla spesa pubblica, tagli alla
sanità, attacco alla pubblica amministrazione ecc.) sono le medesime
che Spagna ed Italia si stanno auto-imponendo per "prevenire"
l' intervento della Troika. Misure che, ancora una volta
"garantiscono la finanza privata, trasferiscono i rischi sulla
finanza pubblica, aggravano la situazione economica"
E'
l' eterna ricetta della privatizzazione dei profitti e della
pubblicizzazione delle perdite, ben conosciuta anche nel nostro
paese.
L'
applicazione di queste misure ("impopolari ma necessarie"
secondo il mantra dominante), richiede un autentico esproprio di
democrazia.
E'
quanto è accaduto in Grecia, messa "sotto tutela" dalla
commissione europea.
E'
quanto sta accadendo un po' in tutta Europa, con l' affermarsi della
filosofia delle "larghe intese",
espressione
a livello politico del "non ci sono alternative".
E'
quanto accade nel nostro paese dove è in corso, ormai da due
decenni, un processo di stravolgimento antidemocratico e di
stravolgimento istituzionale e costituzionale, di cui le ultime
manifestazioni sono la proposta della legge elettorale (Italicum) e
le riforme costituzionali.
La
scelta è fra chi vuole fare "ciò che ci chiedono i mercati"
e chi vuol fare "ciò che i mercati chiedono".
Una
candidatura – simbolo
Proprio
perchè la Grecia continua a rappresentare il laboratorio dove le
politiche della Troika manifestano con maggiore evidenza i loro
disastrosi effetti, la Sinistra Europea, nel suo congresso di Madrid
del dicembre 2013, ha individuato in Alexis Tsipras, leader di
Syriza, il candidato alla Presidenza della Commissione Europea.
Una
candidatura simbolo, per l' autorevolezza conquistata dal personaggio
nel costruire nel suo paese una forza alternativa alle politiche di
austerità sostenute dai partiti al potere.
Una
forza capace di riunificare culture politiche diverse, unite nel
comune obiettivo di rovesciare le politiche che stanno uccidendo il
loro paese. Si va dal socialismo democratico fino al maoismo ed al
trotzkismo, passando per il socialismo, il comunismo, l'
ambientalismo, il femminismo.
Capace
di diventare il secondo partito di Grecia, superando il PASOK e di
diventare, nei sondaggi, il primo partito di Grecia e che oggi si
prepara a governare il paese.
Una
candidatura che nasce in un sistema di relazioni di dimensione
europea e che, nel nostro paese, ha creato una mobilitazione di
associazioni, movimenti, partiti, semplici cittadin* uniti dalla
volontà di ri-costruire una cultura ed una forza politica
alternative al pensiero unico dominante.
L'
Esperienza e la situazione italiana
L'entusiasmo
con cui è stata accolta la proposta della lista "L'Altra Europa
con Tsipras", ha permesso di superare , di slancio, l'ostacolo
della raccolta delle 150.000 firme necessarie alla presentazione
della lista.
Un'
esperienza particolarmente significativa, in Valle d'Aosta dove,
grazie anche al contributo decisivo di una autentica task force
guidata da Rosa Rinaldi, Carlo Rutigliano e Alberto De Ambrogio è
stato compiuto un autentico miracolo, con la raccolta di 3834 firme,
ben al di là delle 3000 necessarie. Un risultato che ha
letteralmente salvato il progetto, per i ben noti motivi.
Le
previsioni ottimistiche della vigilia, fondate sulle esperienze
referendarie dell'acqua e del nucleare, (vi era chi parlava di
percentuali elettorali a due cifre) si sono duramente scontrate con
la vera e propria strategia di annientamento, fatta di cancellazione
mediatica – un vero e proprio muro di carta e di etere – di cui
sono oggetto, da sempre, tutti coloro che si oppongono al
neoliberismo.
Tutta
la contesa sulle elezioni europee è stata ridotta, dai mezzi di
informazione, ad una contesa Renzi – Grillo, con l' effetto di
cancellare sostanzialmente dalla scena mediatica la lista de "L'Altra
Europa con Tsipras".
Nelle
condizioni date, è stato sicuramente positivo il raggiungimento del
quorum (uno dei tanti marchingegni escogitati per impedire l' accesso
alla rappresentanza istituzionale a forze non in linea col pensiero
dominante). Dopo questo risicato successo, la difficoltà che sta
emergendo è sul come dare continuità a questa esperienza.
Una
continuità indispensabile, visto il degrado della situazione in cui
ci troviamo.
Il
governo Renzi sta pervicacemente proseguendo sulla strada delle
politiche di austerità, confortato dall'approvazione del supervisore
delle politiche economiche europee, il finlandese Jyrki Katainen vice
presidente della Commissione Europea, un falco dell'austerità, che
ha chiesto alla Grecia il Partenone come garanzia per i prestiti da
concedere.
Funzionali
al proseguimento delle politiche di austerità sono le riforme
costituzionali ed elettorali, "una trappola per la democrazia"
per dirla con L' Altra Europa. A livello internazionale, vi sono
pericolosi venti di guerra, denunciati anche dal Papa e le trattative
per il TTIP.
Su
questi temi occorre avere la capacità di esprimersi e di
intervenire, pena l'irrilevanza politica e quindi il fallimento
dell'esperienza, ma ciò richiede di poter disporre di strutture
decisionali ed organizzative rappresentative della realtà della
lista. Richiede, soprattutto, la rifondazione di un pensiero critico,
di una visione del mondo e di una cultura alternative a quella
dominante.
Ne
"L' altra Europa" sono confluite culture molto diverse fra
loro. A Syryza ci sono voluti dieci anni per creare una sintesi fra
pensieri diversi. Non possiamo certo pensare che nei pochi mesi
trascorsi da quando è stata lanciata la lista, si possa riuscire a
fare lo stesso.
Per
capire quanto il dibattito sui problemi europei sia stato oscurato,
basta riflettere sul fatto che oggi è giudizio comune che tra i
provvedimenti europei contro cui bisogna lottare vi siano il Fiscal
Compact e la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio.
Meno
di due anni fa, nel novembre del 2012, oltre tre milioni di persone
sono andate a votare per le primarie "Italia Bene Comune"
del PD: La partecipazione richiedeva la sottoscrizione della carta di
intenti nella quale si diceva chiaramente che l'Italia avrebbe
rispettato i trattati. Una questione passata praticamente sotto
silenzio.
Non
vi è alcun dubbio che molti di quelli che hanno partecipato a quelle
primarie, abbiano votato (o sostenuto attivamente) "L'Altra
Europa".
Allo
stato attuale, l'elaborazione di una cultura che sia capace di dare
risposte valide alla crisi, è un cantiere totalmente aperto. Nessuno
ha la soluzione in tasca, ognuno deve portare il proprio contributo.
Come
costruire una forza alternativa
La
possibilità di dare continuità all' esperienza de "L'Altra
Europa", che si muova nel solco delle esperienze europee che
hanno sostenuto la lista, non può che venire dal basso,
dall'iniziativa di chi, a partire dalla propria concreta realtà, ha
animato e sostenuto questo progetto.
In
particolare, in Valle d'Aosta dobbiamo dare continuità all' impegno
che ci ha consentito di raggiungere il miglior risultato elettorale
regionale in Italia.
Una
continuità nel metodo: la democrazia diretta attraverso la
collegialità
e
la partecipazione nelle decisioni per poi giungere, alla fine del
percorso, alla creazione di un nuovo soggetto politico.
L'impegno
politico in prima persona, privilegiando la partecipazione e non la
delega secondo il metodo usato nei referendum sull'acqua, il
nucleare, il pirogassificatore. L'ulteriore valorizzazione di uno dei
dati maggiormente positivi de L'Altra Europa: la partecipazione
femminile, per una politica fatta dalle donne per le donne.
Una
continuità nei contenuti:
Il
rifiuto radicale delle politiche di austerità, con la conseguente
distruzione dell' autonomia degli enti locali e della democrazia.
Dobbiamo ricordare che la democrazia é una conquista continua, che
viene continuamente rimessa in discussione. La democrazia
universalistica, quella che attribuisce ad ogni singola persona i
diritti connessi alla sua dignità, é una conquista estremamente
recente delle classi subalterne, che si é affermata contro la
concezione della democrazia come diritto dell'individuo
proprietario. Nel nostro paese la democrazia universalistica si é
affermata con la Resistenza e la lotta di Liberazione ma non é che
i fautori della democrazia proprietaria abbiano rinunciato a
riaffermare il loro dominio, come gli ultimi venti anni ci hanno
ampiamente confermato.
Per
questo occorre lottare contro le "riforme" costituzionali.
In particolare la riforma del titolo V della Costituzione che farà
saltare l' autonomia (speciale ed ordinaria) delle regioni.
La
capacità di affrontare i problemi non "limitandosi alla Valle
d' Aosta", ma riportando i temi nazionali, europei ed
internazionali (Il TTIP, il problema della pace) nel concreto della
nostra realtà ed offrendo alle forze autonomiste e democratiche un
riferimento alternativo alle politiche di austerità di cui è
portatore il PD.
La
tendenza all' autoreferenzialità è uno dei mali della politica
valdostana, il cui sguardo non riesce quasi mai a superare la stretta
di Pont St. Martin ed il Piccolo e Gran S. Bernardo.
Solo
dal nostro impegno e dalle nostre esperienze, unite a quelle di tutt*
coloro che nel resto d'Italia si muovono nella stessa direzione, può
nascere quella forza organizzata di cui c'è estremo bisogno.
L'Altra
Valle d'Aosta: Lavoro
Sviluppo della
Green
economy. La
ricerca finalizzata alla sostenibilità ambientale aprirà nuovi
spazi ad un’industria ecocompatibile con un territorio di montagna
che fa della qualità della vita in ogni settore il suo punto di
forza.
La
vocazione edilizia deve consentire un recupero dei centri storici ed
avere
come
obiettivo primo la messa in sicurezza e l’ecosostenibilità degli
edifici, puntare su una nuova architettura di montagna, valorizzando
materiali a chilometro zero (pietra e legno).
Per
quanto riguarda la sostenibilità ambientale è
necessario
un nuovo piano energetico in cui l’utilizzo dell’energia
rinnovabile sia a gestione pubblica.
Per
superare la crisi servono nuove opportunità di lavoro per imprese,
artigiani, e lavoratori dipendenti. Bisogna fermare la precarietà
perché i contratti di pochi mesi, o magari giorni impediscono la
costruzione di un futuro e di una famiglia a chi li accetta,
garantendo anche i lavoratori tipicamente stagionali.
Di
fronte alla grave crisi in atto è più che mai necessario bloccare
le grandi opere, già inutili e costose, favorendo le
piccole
opere e riconvertendo le
incompiute.
L’inserimento
dei giovani nel mondo del lavoro
va sostenuto, sia nel
lavoro dipendente sia nell’avvio di un’impresa.
Il
turismo è il vero e proprio volano di un’economia che guarda al
futuro puntando sulla qualità dell’offerta. Il pubblico deve
sostenere l’impresa attraverso la qualità dei
servizi
e delle infrastrutture per l’adeguamento a standard elevati. Non ci
deve
essere competizione fra strutture pubbliche e private. Le proprietà
pubbliche non devono essere date in gestione all’impresa privata.
La
montagna, non solo nella stagione invernale, è il nostro "prodotto"
principale su cui si innestano, l’enogastronomia, l’agricoltura,
l’artigianato e l’enorme patrimonio culturale di cui disponiamo
grazie a millenni di storia. Servono
sinergie,
collaborazione e coordinamento tra i settori produttivi regionali.
L'Altra
Valle d'Aosta: quella trasparenza
e democrazia
E’
giunto il momento di cambiare il modo di fare politica in Valle
d'Aosta. Le valdostane e i valdostani sono stufe/i di una gestione
del potere da Impero Romano nel quale l'Imperatore gestisce tutto
dall'alto dando ordini e
spartendo
cariche e poltrone a
piacere.
Per questo la
partecipazione delle cittadine e dei cittadini alla vita politica e
alle decisioni è indispensabile.
La Regione deve
garantire l'accessibilità agli atti e comunicazione più diretta coi
cittadini, anche attraverso l’uso di strumenti digitali e nuove
tecnologie.
I rapporti fra Regione
e Comuni vanno rivisti riequilibrando i poteri. Gli Enti locali
devono avere garanzie di risorse certe e adeguate.
L'Autonomia deve essere
responsabile
e partecipativa, e valorizzare i diritti di cittadinanza.
Ci deve
essere un controllo vero
sulla spesa pubblica per eliminare gli sprechi.
E'
indispensabile il contrasto alla criminalità organizzata, della cui
presenza in Valle abbiamo ormai i
riscontri.
Va introdotta nella
legge elettorale la doppia preferenza di genere e la presenza,
obbligatoria, della parità di genere nei diversi Consigli di
Amministrazione.
L'Altra
Valle d'Aosta: ecologia
La
difesa dell’ambiente
parte dalla difesa
dei suoli, con il contenimento massimo delle aree destinate a nuove
edificazioni e il completo recupero dell’edificato, insieme alla
cura del paesaggio sono la forma di sviluppo che vogliamo per la
Valle d’Aosta.
Fondamentale
è la prevenzione del dissesto idro-geologico del territorio.
Una
gestione dei rifiuti d’eccellenza
farà
nascere un nuovo modo di produrre e utilizzare consapevolmente le
risorse locali. La
strategia “rifiuti
zero”
non solo risolverà il problema ma riaffermerà
un rapporto più armonioso con il proprio ambiente e creerà
sinergie positive
fra produzione e qualità della vita.
L’agricoltura
di montagna va sostenuta e implementata attraverso la ricerca e
un’organizzazione che valorizzi la qualità dei prodotti e la
produttività, garantendo il presidio del territorio e la cura del
paesaggio.
L'Altra
Valle d'Aosta: solidarietà
e welfare
La
povertà è una realtà anche della nostra Valle, purtroppo. Per
contrastare le nuove forme di povertà è imprescindibile il reddito
minimo di cittadinanza come sostegno al reddito e alla pensione e
come accompagnamento nella ricerca di un nuovo lavoro che non sia una
schiavitù mascherata. È necessario, inoltre, introdurre un fondo
per la non autosufficienza e interventi emergenza anziani.
Dare
piena applicazione al principio di sussidiarietà, che favorisca il
ruolo delle associazioni no-profit, il volontariato, la cooperazione
in settori nei quali le forme di organizzazione della società civile
possono fare meglio, con maggiore efficienza come per alcuni servizi
alla persona.
Riformare
le politiche per la casa e l'emergenza abitativa aiutando i giovani e
le tante famiglie in difficoltà.
Il sistema sanitario
deve essere ripensato in funzione della presenza dei servizi sul
territorio e sulla sinergia con i grandi centri di cura specialistica
nazionali, rilanciando la prospettiva di un nuovo ospedale per acuti.
Rafforzare
gli investimenti nella prevenzione, portandoli a livelli percentuali
in linea con quelli delle regioni più virtuose. Potenziare i
progetti e le attività finalizzati alla prevenzione degli stili di
vita dannosi per la popolazione.
La selezione del
personale, anche ai più alti livelli dirigenziali, nel settore
sanitario, deve basarsi
esclusivamente sul merito e sulla valutazione comparata dei
curricula. La politica non deve intervenire in alcun modo
le prove
pubbliche e non discrezionali.
Bisogna
favorire una migliore conciliazione dei tempi di vita, di lavoro e di
cura, coordinamento dei servizi a tempo (vacanze scolastiche, orari
discontinui del tempo scuola, coincidenze trasporti-scuola).
Sostenere
la maternità e la paternità, promuovere i diritti dell’infanzia,
sostenere il costo economico dei figli.
L'Altra
Valle d'Aosta: istruzione e cultura
Garantire
il diritto allo studio e contrastare l’abbandono scolastico è
indispensabile in una regione che, come la nostra, ha un tasso di
abbandoni scolastici tra i più alti a livello nazionale.
Bisogna
rilanciare il sistema di istruzione professionale regionale non solo
nella scuola paritaria ma anche in quella pubblica.
Adeguare
e mettere in sicurezza delle strutture scolastiche nel programma
per le piccole opere.
Avere
un organico funzionale stabile, piano per esaurimento graduatorie dei
precari della scuola.
Garantire
diritto allo studio anche a livello universitario per recuperare il
basso tasso di laureati valdostani. Dare una prospettiva di sviluppo
concreto e di ricerca alla nostra Università, in rapporto al
territorio.
Innovare
il sistema della formazione professionale, favorendo la
valorizzazione e la certificazione delle competenze al fine di creare
un sistema di riconoscimento formale di crediti finalizzati
all’acquisizione di certificazioni riconosciute a livello europeo.
Garantire
lo sviluppo autonomo e libero della cultura locale, favorendo la
collaborazione e le relazioni con ambienti culturali europei.
Valorizzare
la fruizione dei beni culturali, intesi nell’accezione più ampia
quindi
anche il
patrimonio storico, culturale, ambientale, enogastronomico e di
tradizioni del territorio valdostano.
L'Altra
Valle d'Aosta: quella dei trasporti efficenti e ecocompatibili
La
situazione del sistema di trasporti ferroviario è un disastro
totale. La
ferrovia deve diventare il cardine del sistema pubblico integrato dei
trasporti attraverso investimenti prioritari su elettrificazione,
raddoppio selettivo dei binari, riduzione tempi di percorrenza,
integrando il trasporto su gomma in un sistema unico di trasporto
regionale.
Le agevolazioni
tariffarie
dell’Autostrada e dei Trafori devono essere alla portata di tutti i
valdostani.
I
lavori dell’aerostazione devono essere rivisti per una soluzione di
uso parziale e immediato, l’aeroporto deve essere rimesso subito in
funzione per il volo a vela e turistico e per aerei di piccole
dimensioni.
Pedonalità,
ciclabilità e promozione del trasporto collettivo devono
diventare
strumento di salute e benessere e di riduzione dell'inquinamento.
L’Altra Valle d’Aosta
è tutta da costruire, è venuto il momento di rimboccarsi le
maniche!