sabato 29 aprile 2017

VALDOSTANELLUM? NO GRAZIE

Chiariamo la nostra posizione sulla legge elettorale regionale


L'AltraVDA ha dovuto scegliere, quando si è trattato di votare la sfiducia costruttiva contro il governo Rollandin, se sostenere o meno, con il consigliere Padovani, un progetto che non aveva partecipato a elaborare.
L'abbiamo votata per superare lo stallo e lasciarci alle spalle la deleteria gestione personalistica della precedente maggioranza. Ma non a scatola chiusa.
La modifica della legge elettorale deve essere un punto qualificante della nuova maggioranza come da tutti proclamato. Abbiamo perciò presentato subito la nostra proposta.
Coerentemente con le posizioni espresse durante la campagna referendaria sfociata nella vittoria del 4 dicembre scorso, è una proposta responsabile, diretta a risolvere i problemi della legge vigente, con un impianto proporzionale che non rinuncia a piccoli premi per chi ottiene la maggioranza relativa ma che valorizza al contempo la rappresentanza, anche di genere.
Invece, in Valle d’Aosta, è nuovamente il ritornello della “governabilità” a tenere banco.
La governabilità, non è la “durata dei governi”. Non si ottiene con leggi elettorali iper-maggioritarie, ma con la continuità dell'azione di governo attraverso una rappresentanza effettiva, che si ponga cioè in continuo rapporto dialettico con le istanze (i bisogni!) provenienti dalla società.
La prova miserevole ce l'ha data la precedente maggioranza a 27, in teoria garanzia di una supergovernabilità, che si è invece sciolta come neve al sole.
In una regione autonoma e autonomista, che fonda il proprio particolarismo sul legame con il territorio, dobbiamo ripartire dal coinvolgimento e dalla rappresentanza della popolazione, cominciando dai senza voce, dai poveri, dai disoccupati.
In una Regione che dal dopoguerra ad oggi ha avuto una così bassa presenza femminile (il rapporto tra consigliere e consiglieri è di 19 a 525!) urge un impegno per colmare una disparità così evidente.
Siamo delusi, preoccupati e ormai impazienti. Gli autonomisti dell'attuale maggioranza si limitano (stando alla "sintesi" delle proposte illustrata all'incontro di giovedì scorso) a "copiare” il modello italicum, aggrappandosi alla speranza, in una sfida tra coalizioni affastellate ed eterogenee, di strappare al fotofinish un 40% di voti che consentirebbe di sapere “chi governerà indisturbato per cinque anni” (parole che, solo qualche mese fa, destavano, in molti, scandalo: forse solo perché a pronunciarle era un politico nazionale e “centralista”?).
Peraltro, senza recepire la parte buona di quella legge: quella sulla doppia preferenza di genere, inserita nella nostra proposta coerentemente con la normativa nazionale in materia di elezione dei consigli regionali (articolo 4 della legge 165/2004, attuativa dell'articolo 122 Cost.)
Lo diciamo con rispetto (che però deve essere reciproco): davvero vi illudete di poter cambiare la politica valdostana introducendo premi di maggioranza "spinti" (la loro sbandierata "legittimità costituzionale" non ne cambia certo la natura) che, come dimostrano due decenni di sistema maggioritario in Italia e le stesse esperienze delle Regioni ordinarie, portano all’asfissia delle culture politiche (cioè dei programmi e degli orizzonti di senso davvero alternativi), incentivando i partiti-persona?
Non vi sembra che i personalismi abbiano già sufficientemente inquinato la lotta politica valdostana che, tra livori e contro livori, ha perso per strada ogni progettualità, ogni eticità, ogni visione sul futuro della nostra Valle?
Speriamo ancora che la sfida di questa maggioranza sia cercare la strada giusta per riportare le valdostane e i valdostani alla politica attraverso la trasparenza, il dialogo, la partecipazione.
Andare alla ricerca di “aiuti" elettorali per ottenere, con un premio che riteniamo abnorme, quella maggioranza che non si ha tra la gente, svilendo, tra l'altro, l'apporto che alla politica potrebbero dare le donne, significa percorrere la strada sbagliata. Una strada che noi non percorreremo.