Chiariamo la nostra posizione sulla legge elettorale regionale
L'AltraVDA
ha dovuto scegliere, quando si è trattato di votare la sfiducia
costruttiva contro il governo Rollandin, se sostenere o meno, con il
consigliere Padovani, un progetto che non aveva partecipato a
elaborare.
L'abbiamo
votata per superare lo stallo e lasciarci alle spalle la deleteria
gestione personalistica della precedente maggioranza. Ma non a
scatola chiusa.
La
modifica della legge elettorale deve essere un punto qualificante
della nuova maggioranza come da tutti proclamato. Abbiamo perciò
presentato subito la nostra proposta.
Coerentemente
con le posizioni espresse durante la campagna referendaria sfociata
nella vittoria del 4 dicembre scorso, è una proposta responsabile,
diretta a risolvere i problemi della legge vigente, con un impianto
proporzionale che non rinuncia a piccoli premi per chi ottiene la
maggioranza relativa ma che valorizza al contempo la rappresentanza,
anche di genere.
Invece,
in Valle d’Aosta, è nuovamente il ritornello della “governabilità”
a tenere banco.
La
governabilità, non è la “durata dei governi”. Non si ottiene
con leggi elettorali iper-maggioritarie, ma con la continuità
dell'azione di governo attraverso una rappresentanza effettiva, che
si ponga cioè in continuo rapporto dialettico con le istanze (i
bisogni!) provenienti dalla società.
La
prova miserevole ce l'ha data la precedente maggioranza a 27, in
teoria garanzia di una supergovernabilità, che si è invece sciolta
come neve al sole.
In
una regione autonoma e autonomista, che fonda il proprio
particolarismo sul legame con il territorio, dobbiamo ripartire dal
coinvolgimento e dalla rappresentanza della popolazione, cominciando
dai senza voce, dai poveri, dai disoccupati.
In
una Regione che dal dopoguerra ad oggi ha avuto una così bassa
presenza femminile (il rapporto tra consigliere e consiglieri è di
19 a 525!) urge un impegno per colmare una disparità così evidente.
Siamo
delusi, preoccupati e ormai impazienti. Gli autonomisti dell'attuale
maggioranza si limitano (stando alla "sintesi" delle
proposte illustrata all'incontro di giovedì scorso) a "copiare”
il modello italicum, aggrappandosi alla speranza, in una sfida tra
coalizioni affastellate ed eterogenee, di strappare al fotofinish un
40% di voti che consentirebbe di sapere “chi governerà
indisturbato per cinque anni” (parole che, solo qualche mese fa,
destavano, in molti, scandalo: forse solo perché a pronunciarle era
un politico nazionale e “centralista”?).
Peraltro,
senza recepire la parte buona di quella legge: quella sulla doppia
preferenza di genere, inserita nella nostra proposta coerentemente
con la normativa nazionale in materia di elezione dei consigli
regionali (articolo 4 della legge 165/2004, attuativa dell'articolo
122 Cost.)
Lo
diciamo con rispetto (che però deve essere reciproco): davvero vi
illudete di poter cambiare la politica valdostana introducendo premi
di maggioranza "spinti" (la loro sbandierata "legittimità
costituzionale" non ne cambia certo la natura) che, come
dimostrano due decenni di sistema maggioritario in Italia e le stesse
esperienze delle Regioni ordinarie, portano all’asfissia delle
culture politiche (cioè dei programmi e degli orizzonti di senso
davvero alternativi), incentivando i partiti-persona?
Non
vi sembra che i personalismi abbiano già sufficientemente inquinato
la lotta politica valdostana che, tra livori e contro livori, ha
perso per strada ogni progettualità, ogni eticità, ogni visione sul
futuro della nostra Valle?
Speriamo
ancora che la sfida di questa maggioranza sia cercare la strada
giusta per riportare le valdostane e i valdostani alla politica
attraverso la trasparenza, il dialogo, la partecipazione.
Andare
alla ricerca di “aiuti" elettorali per ottenere, con un premio
che riteniamo abnorme, quella maggioranza che non si ha tra la gente,
svilendo, tra l'altro, l'apporto che alla politica potrebbero dare le
donne, significa percorrere la strada sbagliata. Una strada che noi
non percorreremo.