martedì 30 settembre 2014

Ferrovia: il disastro perfetto

COMUNICATO STAMPA

La Valle d'Aosta sempre più isolata

Pessime notizie per i pendolari valdostani!! Trenitalia ha deciso, ancora una volta, di tagliare le corse da Aosta a Torino di più della metà del numero attuale (da 89 a 37).

Questo accade a seguito della “perdurante assenza di un contratto che consenta il pagamento dei servizi e permetta di regolarizzare i pregressi, che hanno superato ormai i 78 milioni di euro per i servizi svolti dal 2011 e mai pagati".

La pessima gestione della politica (?) dei trasporti pubblici da parte della giunta regionale quindi continua e peggiora.

La situazione è disastrosa, fatta di scelte sbagliate, ma soprattutto di immobilismo. A pagare sono sempre e solo i cittadini con le tasse e gli utenti con tempi di percorrenza, ritardi e soppressioni inaccettabili, con progetti inutili e costosi (50 milioni di euro per i bimodali), nulla invece viene fatto per ammodernare la linea realizzando l’elettrificazione e i raddoppi selettivi.

Cambiare politica (e ferrovia) si può. Ma ci vuole la lungimiranza che il governo regionale non ha.

Chi ha sbagliato, ed è recidivo, si faccia da parte. È il tempo delle scelte. Non è più il loro.




venerdì 26 settembre 2014

L'Altra Valle d'Aosta

Il percorso politico che ha avuto inizio con le elezioni europee di maggio 2014, e che ha radunato attorno a se tante persone con una grande passione e voglia di cambiamento, si è trasformato in un nuovo soggetto politico nella scena valdostana: L'Altra Valle d'Aosta.
Questo nuovo progetto politico si presenta quindi come il proseguimento politico della lista L'Altra Europa con Tsipras, ma in chiave locale.

Questo è il nuovo simbolo:



QUI DI SEGUITO RIPORTIAMO IL DOCUMENTO CONGRESSUALE:


Per un'Altra Europa, un'Altra Italia, un'Altra Valle d'Aosta



L' Europa: un sogno diventato un incubo.

Sono passati poco più di vent' anni da quel 7 febbraio del 1992, quando i paesi pionieri della Comunità europea firmavano il trattato istitutivo della nuova Europa. Si pensava, allora, che per le nuove generazioni si aprisse la prospettiva concreta di un periodo di pace e prosperità.
Si legge, infatti, nelle parti iniziali del trattato, che la nuova Europa dovrà assicurare “uno sviluppo armonioso ed equilibrato delle attività economiche nell’insieme della Comunità”, “alti livelli di occupazione e di protezione sociale”, “il miglioramento del tenore e della qualità della vita” delle persone, un “elevato grado di convergenza dei risultati economici”, e perfino la “solidarietà tra gli stati membri”.
Queste parole suonano, oggi, derisorie di fronte ad una crisi che sta letteralmente devastando la vita delle persone e l' avvenire delle nuove generazioni.
I dati sulla situazione economica ce lo ricordano ogni giorno. I bollettini dell' ISTAT continuano a parlarci di distruzione del tessuto produttivo, perdita di posti di lavoro, disoccupazione crescente, aumento di situazioni di precarietà e povertà, impossibilità per i giovani di intravedere una prospettiva per il loro futuro.
Una situazione cui neanche la nostra Regione (un tempo "isola felice") sfugge.
Alla radice di questa crisi non c'è, come hanno voluto e continuano a volere farci credere, un debito pubblico generato da un livello di prestazioni sociali, previdenziali, sanitarie, scolastiche "al di sopra delle nostre possibilità".
C'è invece, come denunciavano oltre duecento economisti italiani e stranieri nell'ormai lontano 2010, un intreccio perverso fra una crisi economica globale, originata dall'espandersi patologico del debito privato negli Stati Uniti, ed il profilo radicalmente liberista dei Trattati dell' Unione Europea.
Un profilo che è andato via via accentuandosi che ha privilegiato gli interessi della grande finanza riducendo in maniera drammatica gli spazi di democrazia reale.
Provvedimenti come il trattato di stabilità (fiscal compact) l'inserimento in Costituzione dell'obbligo del pareggio di bilancio, il rafforzamento del controllo e della sorveglianza dei bilanci nazionali (il c.d. "two pack") fanno sì che Parlamenti e governi, quello italiano come gli altri, non decidano quasi più nulla della politica economica nazionale.
Se da un lato questi vincoli non fanno altro che aggravare la crisi, innescando un infernale circuito vizioso austerità/recessione, dall'altro essi sono espressione di interessi tutt'altro che neutrali.
La crisi diventa il pretesto per smantellare lo stato sociale, frammentare il lavoro attraverso la moltiplicazione infinita delle forme contrattuali, assoggettare al profitto privato servizi, territorio, risorse naturali, attraverso le grandi opere che devastano il territorio, come la TAV, o il rilancio delle fonti energetiche fossili, che stanno distruggendo il clima planetario.
La centralizzazione delle decisioni economiche da parte dell'UE è foriera di una politica recessiva, che continuerà a colpire lavoratori pubblici e privati ed il patrimonio pubblico, attraverso le privatizzazioni. Una strada incompatibile sia con la ripresa dell’occupazione che con uno sviluppo economicamente, socialmente e ambientalmente sostenibile.
Il sogno europeo, l'idea di un'Europa unita, pacifica, solidale, democratica, il sogno dei fondatori dell'idea di Europa unita che ha trovato una prima espressione nel Manifesto di Ventotene, si è trasformato in un incubo: l'incubo dell'austerità e del "non ci sono alternative".
Un incubo che sta provocando come hanno evidenziato le recenti elezioni europee, il rifiuto di questa Europa da parte dei popoli. Un rifiuto che troppo spesso si manifesta con connotati razzisti e fascisti, con il risorgere di fantasmi che credevamo definitivamente cacciati con la Liberazione dal nazifascismo.



La crisi (irreversibile?) delle socialdemocrazie europee.

Di fronte all' offensiva neoliberista, le forze della socialdemocrazia europea hanno progressivamente ceduto il campo, adeguandosi alla filosofia dell'austerità ed introiettando il pensiero dell' avversario.
Ciò è avvenuto innanzitutto in Grecia, dove il PASOK partecipa alle larghe intese con la destra di Nea Demokratia. Il nuovo ministro dell'economia, Gikas Hardouvelis, capo economista di Eurobank e l'uomo preferito da Ue, Bce e Fondo Monetario internazionale.
In Spagna le recenti elezioni europee hanno visto il crollo del PSOE (e del PP) contestualmente all'affermarsi delle forze aderenti al GUE/NGL, Izquierda Unida ed il fenomeno Podemos. Nuovo segretario del PSOE è Pedro Sanchez ("el Guapo" – "il bello").
In Francia, la risposta alla gravissima crisi economica, da parte del presidente Hollande è stata dapprima l'adesione al famigerato Fiscal Compact e, successivamente alla crisi di governo dovuta alla grave sconfitta alle Europee, la "soumission au Medef", per usare le parole degli Economistes Atterrès: l' adozione di misure che obbediscono al mantra ideologico del "privato è bello".
In Germania la SPD ha rinunciato a proporre politiche antiausterità, allineandosi con la cancelliera Merkel anzichè tentare (almeno) un governo di alternativa con i Verdi e la Linke.
In Italia, il PD sta subendo la medesima involuzione. Un filo unico lega gli ultimi governi che si sono succeduti: Berlusconi – Monti – Letta -Renzi portano avanti le stesse politiche, che per la parte delle riforme istituzionali ricorda molto da vicino il Piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli.
E' da sottolineare il recupero alla politica del pregiudicato Silvio Berlusconi operato dall' attuale Presidente del Consiglio, con l' autorevole supporto del Presidente della Repubblica, per collaborare alla "necessaria riforma" della Costituzione.
Una vera e propria deriva neoliberista ha travolto la barca della socialdemocrazia. Se ci si vuole opporre a quella deriva, bisogna lasciare andare quella barca per costruirne un'altra.


Le politiche d'austerità devastano l' economia, l' ambiente, la democrazia.

Le politiche d'austerità (di "risanamento") imposte dalla Commissione Europea, dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo Monetario Internazionale (la c.d. "Troika") sono fallite.
L' esempio più evidente (e più grave) è ovviamente, quello greco, la cui economia è ridotta in stato comatoso e dove l' emergenza sociale è drammatica.
Per usare le parole degli Economistes Atterés: la Grecia è il laboratorio di una "soluzione" della crisi catastrofica che viene generalizzata in tutta Europa dall' applicazione del Fiscal Compact.
Le ricette imposte alla Grecia (Tagli alla spesa pubblica, tagli alla sanità, attacco alla pubblica amministrazione ecc.) sono le medesime che Spagna ed Italia si stanno auto-imponendo per "prevenire" l' intervento della Troika. Misure che, ancora una volta "garantiscono la finanza privata, trasferiscono i rischi sulla finanza pubblica, aggravano la situazione economica"
E' l' eterna ricetta della privatizzazione dei profitti e della pubblicizzazione delle perdite, ben conosciuta anche nel nostro paese.
L' applicazione di queste misure ("impopolari ma necessarie" secondo il mantra dominante), richiede un autentico esproprio di democrazia.
E' quanto è accaduto in Grecia, messa "sotto tutela" dalla commissione europea.
E' quanto sta accadendo un po' in tutta Europa, con l' affermarsi della filosofia delle "larghe intese",
espressione a livello politico del "non ci sono alternative".
E' quanto accade nel nostro paese dove è in corso, ormai da due decenni, un processo di stravolgimento antidemocratico e di stravolgimento istituzionale e costituzionale, di cui le ultime manifestazioni sono la proposta della legge elettorale (Italicum) e le riforme costituzionali.
La scelta è fra chi vuole fare "ciò che ci chiedono i mercati" e chi vuol fare "ciò che i mercati chiedono".


Una candidatura – simbolo

Proprio perchè la Grecia continua a rappresentare il laboratorio dove le politiche della Troika manifestano con maggiore evidenza i loro disastrosi effetti, la Sinistra Europea, nel suo congresso di Madrid del dicembre 2013, ha individuato in Alexis Tsipras, leader di Syriza, il candidato alla Presidenza della Commissione Europea.
Una candidatura simbolo, per l' autorevolezza conquistata dal personaggio nel costruire nel suo paese una forza alternativa alle politiche di austerità sostenute dai partiti al potere.
Una forza capace di riunificare culture politiche diverse, unite nel comune obiettivo di rovesciare le politiche che stanno uccidendo il loro paese. Si va dal socialismo democratico fino al maoismo ed al trotzkismo, passando per il socialismo, il comunismo, l' ambientalismo, il femminismo.
Capace di diventare il secondo partito di Grecia, superando il PASOK e di diventare, nei sondaggi, il primo partito di Grecia e che oggi si prepara a governare il paese.
Una candidatura che nasce in un sistema di relazioni di dimensione europea e che, nel nostro paese, ha creato una mobilitazione di associazioni, movimenti, partiti, semplici cittadin* uniti dalla volontà di ri-costruire una cultura ed una forza politica alternative al pensiero unico dominante.

L' Esperienza e la situazione italiana

L'entusiasmo con cui è stata accolta la proposta della lista "L'Altra Europa con Tsipras", ha permesso di superare , di slancio, l'ostacolo della raccolta delle 150.000 firme necessarie alla presentazione della lista.
Un' esperienza particolarmente significativa, in Valle d'Aosta dove, grazie anche al contributo decisivo di una autentica task force guidata da Rosa Rinaldi, Carlo Rutigliano e Alberto De Ambrogio è stato compiuto un autentico miracolo, con la raccolta di 3834 firme, ben al di là delle 3000 necessarie. Un risultato che ha letteralmente salvato il progetto, per i ben noti motivi.
Le previsioni ottimistiche della vigilia, fondate sulle esperienze referendarie dell'acqua e del nucleare, (vi era chi parlava di percentuali elettorali a due cifre) si sono duramente scontrate con la vera e propria strategia di annientamento, fatta di cancellazione mediatica – un vero e proprio muro di carta e di etere – di cui sono oggetto, da sempre, tutti coloro che si oppongono al neoliberismo.
Tutta la contesa sulle elezioni europee è stata ridotta, dai mezzi di informazione, ad una contesa Renzi – Grillo, con l' effetto di cancellare sostanzialmente dalla scena mediatica la lista de "L'Altra Europa con Tsipras".
Nelle condizioni date, è stato sicuramente positivo il raggiungimento del quorum (uno dei tanti marchingegni escogitati per impedire l' accesso alla rappresentanza istituzionale a forze non in linea col pensiero dominante). Dopo questo risicato successo, la difficoltà che sta emergendo è sul come dare continuità a questa esperienza.
Una continuità indispensabile, visto il degrado della situazione in cui ci troviamo.
Il governo Renzi sta pervicacemente proseguendo sulla strada delle politiche di austerità, confortato dall'approvazione del supervisore delle politiche economiche europee, il finlandese Jyrki Katainen vice presidente della Commissione Europea, un falco dell'austerità, che ha chiesto alla Grecia il Partenone come garanzia per i prestiti da concedere.
Funzionali al proseguimento delle politiche di austerità sono le riforme costituzionali ed elettorali, "una trappola per la democrazia" per dirla con L' Altra Europa. A livello internazionale, vi sono pericolosi venti di guerra, denunciati anche dal Papa e le trattative per il TTIP.
Su questi temi occorre avere la capacità di esprimersi e di intervenire, pena l'irrilevanza politica e quindi il fallimento dell'esperienza, ma ciò richiede di poter disporre di strutture decisionali ed organizzative rappresentative della realtà della lista. Richiede, soprattutto, la rifondazione di un pensiero critico, di una visione del mondo e di una cultura alternative a quella dominante.
Ne "L' altra Europa" sono confluite culture molto diverse fra loro. A Syryza ci sono voluti dieci anni per creare una sintesi fra pensieri diversi. Non possiamo certo pensare che nei pochi mesi trascorsi da quando è stata lanciata la lista, si possa riuscire a fare lo stesso.
Per capire quanto il dibattito sui problemi europei sia stato oscurato, basta riflettere sul fatto che oggi è giudizio comune che tra i provvedimenti europei contro cui bisogna lottare vi siano il Fiscal Compact e la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio.
Meno di due anni fa, nel novembre del 2012, oltre tre milioni di persone sono andate a votare per le primarie "Italia Bene Comune" del PD: La partecipazione richiedeva la sottoscrizione della carta di intenti nella quale si diceva chiaramente che l'Italia avrebbe rispettato i trattati. Una questione passata praticamente sotto silenzio.
Non vi è alcun dubbio che molti di quelli che hanno partecipato a quelle primarie, abbiano votato (o sostenuto attivamente) "L'Altra Europa".
Allo stato attuale, l'elaborazione di una cultura che sia capace di dare risposte valide alla crisi, è un cantiere totalmente aperto. Nessuno ha la soluzione in tasca, ognuno deve portare il proprio contributo.

Come costruire una forza alternativa

La possibilità di dare continuità all' esperienza de "L'Altra Europa", che si muova nel solco delle esperienze europee che hanno sostenuto la lista, non può che venire dal basso, dall'iniziativa di chi, a partire dalla propria concreta realtà, ha animato e sostenuto questo progetto.
In particolare, in Valle d'Aosta dobbiamo dare continuità all' impegno che ci ha consentito di raggiungere il miglior risultato elettorale regionale in Italia.
Una continuità nel metodo: la democrazia diretta attraverso la collegialità e la partecipazione nelle decisioni per poi giungere, alla fine del percorso, alla creazione di un nuovo soggetto politico.
L'impegno politico in prima persona, privilegiando la partecipazione e non la delega secondo il metodo usato nei referendum sull'acqua, il nucleare, il pirogassificatore. L'ulteriore valorizzazione di uno dei dati maggiormente positivi de L'Altra Europa: la partecipazione femminile, per una politica fatta dalle donne per le donne.

Una continuità nei contenuti:

  • Il rifiuto radicale delle politiche di austerità, con la conseguente distruzione dell' autonomia degli enti locali e della democrazia. Dobbiamo ricordare che la democrazia é una conquista continua, che viene continuamente rimessa in discussione. La democrazia universalistica, quella che attribuisce ad ogni singola persona i diritti connessi alla sua dignità, é una conquista estremamente recente delle classi subalterne, che si é affermata contro la concezione della democrazia come diritto dell'individuo proprietario. Nel nostro paese la democrazia universalistica si é affermata con la Resistenza e la lotta di Liberazione ma non é che i fautori della democrazia proprietaria abbiano rinunciato a riaffermare il loro dominio, come gli ultimi venti anni ci hanno ampiamente confermato.
Per questo occorre lottare contro le "riforme" costituzionali. In particolare la riforma del titolo V della Costituzione che farà saltare l' autonomia (speciale ed ordinaria) delle regioni.
  • La capacità di affrontare i problemi non "limitandosi alla Valle d' Aosta", ma riportando i temi nazionali, europei ed internazionali (Il TTIP, il problema della pace) nel concreto della nostra realtà ed offrendo alle forze autonomiste e democratiche un riferimento alternativo alle politiche di austerità di cui è portatore il PD.
La tendenza all' autoreferenzialità è uno dei mali della politica valdostana, il cui sguardo non riesce quasi mai a superare la stretta di Pont St. Martin ed il Piccolo e Gran S. Bernardo.
Solo dal nostro impegno e dalle nostre esperienze, unite a quelle di tutt* coloro che nel resto d'Italia si muovono nella stessa direzione, può nascere quella forza organizzata di cui c'è estremo bisogno.







L'Altra Valle d'Aosta: Lavoro
Sviluppo della Green economy. La ricerca finalizzata alla sostenibilità ambientale aprirà nuovi spazi ad un’industria ecocompatibile con un territorio di montagna che fa della qualità della vita in ogni settore il suo punto di forza.
La vocazione edilizia deve consentire un recupero dei centri storici ed avere come obiettivo primo la messa in sicurezza e l’ecosostenibilità degli edifici, puntare su una nuova architettura di montagna, valorizzando materiali a chilometro zero (pietra e legno).
Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale è necessario un nuovo piano energetico in cui l’utilizzo dell’energia rinnovabile sia a gestione pubblica.
Per superare la crisi servono nuove opportunità di lavoro per imprese, artigiani, e lavoratori dipendenti. Bisogna fermare la precarietà perché i contratti di pochi mesi, o magari giorni impediscono la costruzione di un futuro e di una famiglia a chi li accetta, garantendo anche i lavoratori tipicamente stagionali.
Di fronte alla grave crisi in atto è più che mai necessario bloccare le grandi opere, già inutili e costose, favorendo le piccole opere e riconvertendo le incompiute.
L’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro va sostenuto, sia nel lavoro dipendente sia nell’avvio di un’impresa.
Il turismo è il vero e proprio volano di un’economia che guarda al futuro puntando sulla qualità dell’offerta. Il pubblico deve sostenere l’impresa attraverso la qualità dei servizi e delle infrastrutture per l’adeguamento a standard elevati. Non ci deve essere competizione fra strutture pubbliche e private. Le proprietà pubbliche non devono essere date in gestione all’impresa privata.
La montagna, non solo nella stagione invernale, è il nostro "prodotto" principale su cui si innestano, l’enogastronomia, l’agricoltura, l’artigianato e l’enorme patrimonio culturale di cui disponiamo grazie a millenni di storia. Servono sinergie, collaborazione e coordinamento tra i settori produttivi regionali.

L'Altra Valle d'Aosta: quella trasparenza e democrazia
E’ giunto il momento di cambiare il modo di fare politica in Valle d'Aosta. Le valdostane e i valdostani sono stufe/i di una gestione del potere da Impero Romano nel quale l'Imperatore gestisce tutto dall'alto dando ordini e spartendo cariche e poltrone a piacere. Per questo la partecipazione delle cittadine e dei cittadini alla vita politica e alle decisioni è indispensabile.
La Regione deve garantire l'accessibilità agli atti e comunicazione più diretta coi cittadini, anche attraverso l’uso di strumenti digitali e nuove tecnologie.
I rapporti fra Regione e Comuni vanno rivisti riequilibrando i poteri. Gli Enti locali devono avere garanzie di risorse certe e adeguate.
L'Autonomia deve essere responsabile e partecipativa, e valorizzare i diritti di cittadinanza.
Ci deve essere un controllo vero sulla spesa pubblica per eliminare gli sprechi.
E' indispensabile il contrasto alla criminalità organizzata, della cui presenza in Valle abbiamo ormai i riscontri.
Va introdotta nella legge elettorale la doppia preferenza di genere e la presenza, obbligatoria, della parità di genere nei diversi Consigli di Amministrazione.


L'Altra Valle d'Aosta: ecologia
La difesa dell’ambiente parte dalla difesa dei suoli, con il contenimento massimo delle aree destinate a nuove edificazioni e il completo recupero dell’edificato, insieme alla cura del paesaggio sono la forma di sviluppo che vogliamo per la Valle d’Aosta.
Fondamentale è la prevenzione del dissesto idro-geologico del territorio.
Una gestione dei rifiuti d’eccellenza farà nascere un nuovo modo di produrre e utilizzare consapevolmente le risorse locali. La strategia rifiuti zero” non solo risolverà il problema ma riaffermerà un rapporto più armonioso con il proprio ambiente e creerà sinergie positive fra produzione e qualità della vita.
L’agricoltura di montagna va sostenuta e implementata attraverso la ricerca e un’organizzazione che valorizzi la qualità dei prodotti e la produttività, garantendo il presidio del territorio e la cura del paesaggio.

L'Altra Valle d'Aosta: solidarietà e welfare
La povertà è una realtà anche della nostra Valle, purtroppo. Per contrastare le nuove forme di povertà è imprescindibile il reddito minimo di cittadinanza come sostegno al reddito e alla pensione e come accompagnamento nella ricerca di un nuovo lavoro che non sia una schiavitù mascherata. È necessario, inoltre, introdurre un fondo per la non autosufficienza e interventi emergenza anziani.
Dare piena applicazione al principio di sussidiarietà, che favorisca il ruolo delle associazioni no-profit, il volontariato, la cooperazione in settori nei quali le forme di organizzazione della società civile possono fare meglio, con maggiore efficienza come per alcuni servizi alla persona.
Riformare le politiche per la casa e l'emergenza abitativa aiutando i giovani e le tante famiglie in difficoltà.
Il sistema sanitario deve essere ripensato in funzione della presenza dei servizi sul territorio e sulla sinergia con i grandi centri di cura specialistica nazionali, rilanciando la prospettiva di un nuovo ospedale per acuti.
Rafforzare gli investimenti nella prevenzione, portandoli a livelli percentuali in linea con quelli delle regioni più virtuose. Potenziare i progetti e le attività finalizzati alla prevenzione degli stili di vita dannosi per la popolazione.
La selezione del personale, anche ai più alti livelli dirigenziali, nel settore sanitario, deve basarsi esclusivamente sul merito e sulla valutazione comparata dei curricula. La politica non deve intervenire in alcun modo le prove pubbliche e non discrezionali.
Bisogna favorire una migliore conciliazione dei tempi di vita, di lavoro e di cura, coordinamento dei servizi a tempo (vacanze scolastiche, orari discontinui del tempo scuola, coincidenze trasporti-scuola).
Sostenere la maternità e la paternità, promuovere i diritti dell’infanzia, sostenere il costo economico dei figli.

L'Altra Valle d'Aosta: istruzione e cultura
Garantire il diritto allo studio e contrastare l’abbandono scolastico è indispensabile in una regione che, come la nostra, ha un tasso di abbandoni scolastici tra i più alti a livello nazionale.
Bisogna rilanciare il sistema di istruzione professionale regionale non solo nella scuola paritaria ma anche in quella pubblica.
Adeguare e mettere in sicurezza delle strutture scolastiche nel programma per le piccole opere.
Avere un organico funzionale stabile, piano per esaurimento graduatorie dei precari della scuola.
Garantire diritto allo studio anche a livello universitario per recuperare il basso tasso di laureati valdostani. Dare una prospettiva di sviluppo concreto e di ricerca alla nostra Università, in rapporto al territorio.
Innovare il sistema della formazione professionale, favorendo la valorizzazione e la certificazione delle competenze al fine di creare un sistema di riconoscimento formale di crediti finalizzati all’acquisizione di certificazioni riconosciute a livello europeo.
Garantire lo sviluppo autonomo e libero della cultura locale, favorendo la collaborazione e le relazioni con ambienti culturali europei.
Valorizzare la fruizione dei beni culturali, intesi nell’accezione più ampia quindi anche il patrimonio storico, culturale, ambientale, enogastronomico e di tradizioni del territorio valdostano.

L'Altra Valle d'Aosta: quella dei trasporti efficenti e ecocompatibili
La situazione del sistema di trasporti ferroviario è un disastro totale. La ferrovia deve diventare il cardine del sistema pubblico integrato dei trasporti attraverso investimenti prioritari su elettrificazione, raddoppio selettivo dei binari, riduzione tempi di percorrenza, integrando il trasporto su gomma in un sistema unico di trasporto regionale.
Le agevolazioni tariffarie dell’Autostrada e dei Trafori devono essere alla portata di tutti i valdostani.
I lavori dell’aerostazione devono essere rivisti per una soluzione di uso parziale e immediato, l’aeroporto deve essere rimesso subito in funzione per il volo a vela e turistico e per aerei di piccole dimensioni.
Pedonalità, ciclabilità e promozione del trasporto collettivo devono diventare strumento di salute e benessere e di riduzione dell'inquinamento.


L’Altra Valle d’Aosta è tutta da costruire, è venuto il momento di rimboccarsi le maniche!

lunedì 1 settembre 2014

COMUNICATO STAMPA sulla questione Stefano Hunterthiner

"Viene davvero in mente questa massima cinese di fronte alle scomposte esternazioni dell' assessore Aurelio Marguerettaz che minaccia azioni legali contro Stefano Hunterthiner reo di “danneggiare l' immagine della Valle d' Aosta”.

Non sorprende che chi è da sempre abituato ad esercitare un occhiuto controllo sulle opinioni altrui grazie ad un perverso intreccio di potere politico-economico, perda le staffe quando una persona libera, un operatore culturale di prestigio mondiale, conquistato con la propria intelligenza ed il duro lavoro, si permette di criticare – certo in maniera provocatoria – le scelte operate da chi dovrebbe avere la responsabilità del bene comune.

Le critiche di Stefano Unterthiner sono del tutto condivisibili e il suo è il grido di dolore di chi vede maltrattato e distrutto l' oggetto del suo amore: le straordinarie bellezze naturali della sua regione, devastate da iniziative che ben poco hanno da spartire con l' utilità ed il bene comune, “la Valle d' Aosta, troppo bella per i valdostani”.
Nell' impossibilità di dare una risposta adeguata, il Marguerettaz non sa far di meglio che minacciare improbabili ricorsi giudiziari.
Senza minimamente rendersi conto che un' iniziativa del genere (uno dei migliori fotografi naturalisti al mondo citato in giudizio per le sue opinioni...) avrebbe un tale riscontro a livello nazionale ed internazionale (a partire dalla prestigiosissima National Geographic di cui Stefano è da anni collaboratore) da rendere – questo sì – un pessimo servizio all' immagine della nostra regione.

Attenzione! Le pietre sui piedi, fanno male...."