venerdì 22 aprile 2016

QUESTO PIRO NON S'HA DA FARE NE' ORA NE' MAI!



Pubblichiamo integralmente il comunicato stampa di ValleVirtuosa riguardo la fine, si spera, della vicenda Piro!

Sottolineiamo come, probabilmente per la prima volta, i valdostani hanno fermato un'opera costosa, inutile e dannosa. I cittadini sono sempre stati un passo avanti alle istituzioni in questa annosa vicenda. Non ci sono più scuse, ora! Porta a porta, raccolta organico e tariffa puntuale per tutta la Valle.

Speriamo che questa sentenza possa aiutare i connazionali che si ritrovano con la spada di Damocle di 12 nuovi inceneritori, voluti da Renzi e dal suo Governo, con lo Sblocca Italia e "accelerati" dallo stesso premier per passare sopra alla volontà delle popolazioni residenti, in nome di un interesse nazionale che invece risponde solo ad interessi privati.




martedì 19 aprile 2016

REFERENDUM TRIVELLE: COMUNICATO STAMPA DEL COMITATO SI PUO' FARE E RIFLESSIONI DI MARCO BERSANI

Con il com. si può fare abbiamo concordato questo comunicato:

Ha vinto il boicottaggio di Stato. Hanno perso l'ambiente, la libera concorrenza, la democrazia.
Possiamo essere orgogliosi di essere Valdostani, siamo la regione non bagnata dal mare (e quindi, in teoria "non interessata", come ha infelicemente detto un giornalista in un talk show nazionale) con l'affluenza più alta. Evidentemente riusciamo ad interessarci anche a ciò che accade oltre Pont-Saint-Martin e abbiamo già vissuto sulla nostra pelle gli “inviti” all'astensione. Un sentito ringraziamento, dunque, a chi si è recato alle urne. Questo risultato importante è stato ottenuto soprattutto grazie al capillare lavoro di informazione dal basso (volantinaggi, banchetti, porta a porta) svolto da un piccolo gruppo di persone che sono state cervello, cuore e gambe di questa difficile e cortissima campagna elettorale. Quando l'informazione istituzionale è assente perchè ha deciso di sabotare scientemente un appuntamento elettorale le persone fanno rete, al di là degli schieramenti e delle opinioni personali e possono raggiungere risultati importanti. Partiti e movimenti hanno invitato al voto e anche questo ha aiutato, così come avere delle rappresentanze in Parlamento per avere i manifesti elettorali: le regole “barocche” non hanno consentito di avere spazi per chi non fosse rappresentato in sedi istituzionali.
Lo diciamo chiaro e forte: questa battaglia non è finita, saremo certamente sotto infrazione europea e gli impegni presi a Parigi alla Cop 21 da questo stesso Governo dovranno essere rispettati, ma altre battaglie sono già cominciate e ci aspettano. Noi siamo pronti

Comitato Si può Fare




Questa è la nota di Marco Bersani in seguito al referendum, da leggere attentamente!


ALCUNE RIFLESSIONI SUL REFERENDUM DEL 17 APRILE

Un’analisi del voto referendario del 17 aprile richiede una valutazione complessa per le numerose variabili da considerare.

Tredici milioni di persone che votano SI in un referendum che si è fatto di tutto per boicottare, non sono poche, soprattutto in un paese dove la disaffezione al voto –frutto della caduta verticale di fiducia verso la politica istituzionale- è diventata di ampia portata e quasi endemica.
Il boicottaggio del voto è stato tanto manifesto, quanto evidenti sono i poteri forti che sono scesi in campo per il mantenimento dello statu quo.

Il Presidente del Consiglio, dapprima con la definizione della data –nessun accorpamento con le amministrative e indicazione della primissima data utile per abbreviare il più possibile la campagna referendaria- poi con la discesa in campo aperto per l’astensione, si è dimostrato un pasdaran della nuova idea di democrazia autoritaria e plebiscitaria che propone al paese.
I grandi mass media, dapprima con il totale silenzio sul quesito, poi con la denigrazione dello stesso, hanno fatto ampiamente la loro parte.
A tutto questo va aggiunto l’evidente obsolescenza della norma che disciplina i referendum, che mantiene un quorum (50% più 1 degli aventi diritto al voto) da missione quasi impossibile e che facilita la strumentalizzazione della disaffezione elettorale per far fallire ogni esperimento di democrazia diretta.

Questo quadro oggettivo non esime, tuttavia, dal valutare il voto del 17 aprile come una sconfitta.
Perché, se sono realtà tutti gli impedimenti sopra descritti, è altrettanto vero che, se si decide di sfidare le politiche governative utilizzando lo strumento referendario, si è consapevoli dell’entità della sfida e occorre di conseguenza prendere atto dell’esito.

Ecco perché vale forse la pena provare a fare una riflessione più ampia in merito a quali condizioni rendano praticabile la sfida e a quali invece ne pregiudichino in partenza l’esito.

La prima non può che riguardare la frammentazione sociale che oltre venti anni di liberismo e la crisi sistemica in atto hanno prodotto nel paese: oggi le persone che hanno una visione d’insieme dei problemi sono una minoranza, mentre per la gran parte della popolazione l’isolamento e l’atomizzazione hanno agito in profondità, al punto da renderle disponibili alla mobilitazione solo di fronte ad un attacco diretto ed esplicito alle proprie condizioni di vita.
Se Eugenio Scalfari può scrivere senza vergogna sulla Repubblica  che chi non vive nelle regioni direttamente interessate dalle trivellazioni è bene che se ne disinteressi, è perché ha chiara –e la utilizza pro-Renzi- esattamente questa dimensione di frammentazione sociale.

E’ questa realtà a dimostrare come oggi una prima condizione sine qua non la sfida referendaria diviene impossibile è che l’argomento da sottoporre al voto degli italiani debba riguardare un tema che incide direttamente sulla vita di tutte e tutti o, in alternativa, diversi temi dirimenti che, nella loro pluralità, mobilitino ciascuno una fetta di popolazione direttamente interessata.
Il primo caso lo si è visto con la straordinaria esperienza del movimento per l’acqua, non a caso l’unico referendum degli ultimi venti anni ad aver raggiunto il quorum; il secondo caso, ancora da verificare nella sua efficacia, è attualmente in corso con la campagna di raccolta firme, avviata da due settimane, sui referendum “sociali”.

A mio avviso, c’è una seconda condizione irrinunciabile per poter mettere in campo la sfida referendaria: la raccolta delle firme fra i cittadini. È l’unico antidoto possibile alla disinformazione dei mass media e consente, nell’anno precedente al voto, una sorta di alfabetizzazione di massa e un processo di motivazione sociale che divengono dirimenti nella successiva mobilitazione per la partecipazione al voto.

Sono entrambe condizioni assenti nel referendum del 17 aprile e, che, a mio avviso, ne hanno determinato l’impossibilità “strutturale” di un esito positivo.

Tredici milioni di persone hanno comunque deciso di scendere in campo e di disobbedire all’indifferenza richiesta dal governo e dai poteri forti di questo paese.
A mio avviso si parte da lì.

Marco Bersani



venerdì 8 aprile 2016

Al fianco di SOS école VdA per una scuola pubblica di qualità






Esprimiamo la nostra solidarietà al gruppo di insegnanti SOS école VdA e a tutti i docenti della scuola secondaria di primo grado nella loro denuncia della “Riforma Rini”, che si riduce a una serie di tagli lineari, di tremontiana memoria, sulla scuola media, tagli che vanno a colpire in particolare alcune delle caratteristiche che costituivano delle “eccellenze” nella scuola valdostana.
Le conseguenze della scure saranno una riduzione dell'insegnamento dell'informatica, a causa della diminuzione delle ore di Tecnologia, e minori risorse per sostenere gli alunni con difficoltà o per potenziare le competenze degli studenti nei progetti e nelle attività interdisciplinari.
Ci preoccupa, inoltre, l'assenza di una progettazione di ampio respiro nella formazione degli insegnanti, come è risultato evidente in occasione dell' imminente concorso per l'immissione in ruolo dei docenti, infatti l'amministrazione ha “scoperto improvvisamente” la necessità di mettere a ruolo numerosi posti per il sostegno (per i quali non aveva previsto nel passato nessuna formazione per i docenti valdostani) e lo scarso bisogno di docenti di altre classi di concorso per i quali, al contrario, aveva incentivato la formazione.
Di fronte a un'amministrazione che sperpera in opere perfettamente inutili e taglia i fondi per l' istruzione in un grado per, forse, metterli in un altro, taglia le aspettative e il futuro dei giovani e quindi di tutta la comunità noi non staremo zitti e lotteremo a fianco di chi ha a cuore la nostra comunità.
Siamo e saremo sempre per una scuola aperta ai bisogni formativi di tutte e di tutti! 

I portavoce de L'Altra Valle d'Aosta

Carola Carpinello e Andrea Padovani 

venerdì 1 aprile 2016

CONSIGLIO MONOTEMATICO SUL BILANCIO: L'ALTRA VERSIONE

CONSIGLIO MONOTEMATICO SUL BILANCIO: L'ALTRA VERSIONE




Come è andata?


Il 30 marzo il Consiglio si è riunito per approvare il bilancio di previsione 2016-2018.
Bisogna premettere che da quest'anno il bilancio va stilato secondo regole diverse, l'inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione (un'oscenità) impone ai Comuni di adeguarsi, il bilancio è redatto secondo principi un po' più vicini a quelli dei bilanci aziendali e deve pareggiare. Le conseguenze di questa imposizione sono difficili da prevedere, quello che si nota è la forzosa "virtuosità" cui devono attenersi gli enti locali, per chiudere in pareggio a fronte di contrazioni nei trasferimenti, non potendo alzare di troppo l'imposizione, si assiste/assisterà a tagli sempre più profondi ai servizi e se per un Comune "ricco" come Aosta vuol dire niente più centri estivi, niente manifestazioni estive, niente garderies, via un asilo nido, via lo sportello immigrati, aumento tariffe occupazione suolo pubblico, tutte mascherate da "i cittadini aostani pagheranno 1 mln di tasse in meno", per comuni meno ricchi in partenza vuol dire togliere mense, scuolabus, assistenza ad anziani... Che sia solo l'inizio della distruzione del welfare lo osserviamo con i venti di chiusura delle micro, spostandole ai privati.


Il Consiglio è iniziato con una pregiudiziale, una questione che magari sarà sembrata  da azzeccagarbugli (la minoranza ha avuto le carte in mano in ritardo rispetto alle regole previste, la maggioranza dice di no) ma che è esemplificativo una volta in più del pressapochismo e dell'arroganza che permea questa maggioranza. Pregiudiziale respinta, ça va sans dire.


Allegate al bilancio alcune delibere, sulle tasse comunali (IUC, TASI, TARI) e su regole di esproprio.


DELIBERA SU TARI, RELAZIONE DI MINORANZA

Con 6 mesi di raccolta della frazione organica la differenziata ad Aosta aumenta di 10 punti e ciò è incoraggiante (lo avevamo detto, ma i detrattori della raccolta dell'organico, che stazionano, a dire il vero in P.za Deffeyes, dicevano che in tutta la valle si e no l'organico rappresentava un 15% quando è provato che va dal 20-25 al oltre il 30 in tutti i paesi dove si fa una RD decente) ma i costi di smaltimento sono aumentati di molto negli anni  perché il costo del conferimento in discarica era tenuto, in passato, artificiosamente basso. 
Nel piano è stata recepita la nostra mozione nella quale si chiede la possibilità di fare un centro per il riuso nelle isole ecologiche. 
Non ci sono più scuse per non passare alla tariffa puntuale (tanti rifiuti produco, tanto pago), il comune ha la tecnologia per tracciare i conferimenti, l'organico si raccoglie, cosa si aspetta a far pagare a TUTTI i cittadini il giusto? A quanto pare, fuor di microfono, si attende che l'ennesimo tavolo di politici ed esperti della Regione (quelli che volevano bruciare i rifiuti, che "l'organico è poco", che hanno deciso di conferire l'organico ad un centro fuori valle che non trattava le stoviglie compostabili, abbiamo fatto una mozione per chiedere di poterle conferire ecc ecc) decida il quando, il come e il quanto! Fiducia pochina.
In centro ci sono i famigerati PTR, i commercianti che vogliono il porta a porta devono pagare un tot in più per ogni flusso che conferiscono, (50 euro). E prima? Risposta ufficiosa, prima pagavamo tutti per il PaP ai commercianti. Bene, allora adesso le utenze domestiche pagano meno? No Misteri della fede.
Comunque, riconoscendo i passi avanti fatti nella direzione Rifiuti Zero, le criticità sono ancora molte e, soprattutto, sarebbero ampiamente superabili con la buona volontà, per cui abbiamo votato contro.

E arriviamo al cuore del Consiglio

LA RELAZIONE DI MINORANZA AL BILANCIO





Trasparenza. Questa amministrazione brandisce questa parola ad ogni pié sospinto e l'ha usata nei mesi scorsi per provare maldestramente, invero, a pararsi le spalle per il bilancio di previsione. Un tavolo di trasparenza e condivisione è stato proposto per il bilancio: all'interno della IV commissione, con un consigliere di minoranza e una di maggioranza. Per fare che cosa? Credevamo per avere anticipazioni concrete e se non suggerimenti almeno suggestioni per leggere il bilancio nuovo alla luce degli adempimenti normativi. Personalmente mi sono chiesta a cosa potesse servire chiamarlo “tavolo sul bilancio” e nominare due consiglieri in più visto che le commissioni sono aperte e tutti i consiglieri vengono regolarmente ascoltati se hanno qualcosa da dire, però siamo andati a vedere le carte e abbiamo scoperto che... non c'era nulla! A cosa serve parlare di bilancio se non ci sono i numeri? A niente di niente! Nel primo incontro l'assessore ci ha detto più e più volte (ma evidentemente non ho capito bene) che il bilancio sarebbe stato fatto due volte, la prima volta con le vecchie regole e la seconda con le nuove, questo a me sembrava già una follia ma come sempre mi dico: “che ne sai tu che sei appena arrivata?” Dovranno fare così... Sono state poste delle domande molto puntuali dal consigliere Andrione che hanno ricevuto risposte evasive. Peggio è stato il secondo incontro del tavolo dove sono state ripetute le stesse frasi sui massimi sistemi la mattina in commissione e nel pomeriggio in una riunione blindata in saletta dell'Hotel des Etats. A quel punto era chiaro quale fosse il concetto di trasparenza e io continuo a chiedermi perché. Un unico bilancio con le nuove regole, di difficile comparazione con i precedenti, perlomeno in così poco tempo, visto che tentiamo anche di avere una vita e conservarci un lavoro. Prima dell'uscita dei documenti avevamo cercato di prepararci sulle voci dei documenti precedenti per ritrovarli e confrontarli, lavoro impossibile e inutile con le nuove regole. Il lavoro è quindi incentrato di più sul Dup con l'estrapolazione di alcune “cifre”simboliche e significative. 
Partiamo dal Dup. Alice nel paese delle meraviglie. Non condividiamo l' ottimismo del governo centrale sulle previsioni "positive" per il biennio 2014-2016 nonostante "lo scenario internazionale sia diventato più complesso". Un' affermazione per la quale il termine "eufemismo" risulta del tutto inadeguato. La situazione internazionale, che entra a piè pari nella nostra piccola realtà, non è "più complessa". E' tragica. Basti pensare ai venti di guerra che spirano sempre più forti, alla tragedia dei migranti, al dominio in campo economico del sistema finanziario, al tradimento del concetto di Europa Unita da parte dei paesi fondatori. Sui "segnali di ripresa dell'occupazione": aspettiamo solo che si esaurisca l'effetto doping rappresentato dalle decontribuzioni per i "nuovi" assunti. Nuovi per modo di dire perchè in tantissimi casi si tratta di trasformazione di contratti esistenti in contratti di nuovo tipo. Contratti a tempo "indeterminato" finché il padrone non decide di licenziarti o di farti dare le dimissioni "volontarie" che si possono dare persino via internet. Un grande passo... nel vuoto. Questo vostro documento è sdraiato, nelle premesse e nella logica sul governo centrale a garanzia della stretta alleanza fra governo di Roma e governo regionale. Non a caso infatti il mantra che lo ispira integralmente è quella dello "stimolo agli investimenti privati", Si dice infatti, della politica del governo: Essa si fonda su una graduale e incisiva riduzione del carico fiscale, volta a incoraggiare l’offerta di lavoro e gli investimenti in capitale fisico e umano. Include interventi volti a rafforzare strutturalmente la competitività dell’economia. Gli interventi mirano anche ad accrescere la domanda aggregata...... L’enfasi è posta sulla competitività, gli investimenti e la produttività perché è da questi fattori che deriva preminentemente la creazione di posti di lavoro. Un classico esempio di "supply side economics" di reaganiana memoria. Il problema è che di "offerta" di lavoro ce n'è fin troppa. Basta vedere i dati sulla (dis)occupazione. Chi offre lavoro, sono quelli che vorrebbero lavorare e non ci riescono. Le imprese il lavoro non lo offrono, lo prendono! E' la domanda di lavoro, da parte del sistema delle imprese che è carente. E lo è perchè le loro prospettive di profitto sono deboli in quanto non esiste una domanda aggregata in grado di assorbire la sovrapproduzione esistente. Sentir magnificare interventi che mirano ad accrescere la domanda aggregata attraverso la competitività, gli investimenti, la produttività, sarebbe comico, oltre che fuori dal tempo (la reaganomics ha mostrato le corde da decenni e noi, a livello nazionale, la riproponiamo. Geniale!) se non fosse tragico. E' la stessa logica che sta alla base del fatto che: “è stato avviato un piano di dismissioni e di valorizzazione (questo linguaggio orwelliano è particolarmente irritante) del patrimonio regionale, che vuole rappresentare un segnale di rilancio dell'economia locale, legato al mercato immobiliare, coinvolgendo l'imprenditoria, il mondo dei professionisti, gli investitori privati, oltre a rappresentare una forte razionalizzazione dell'organizzazione del patrimonio pubblico” Cioè: svendiamo ciò che è pubblico, perché non ci sono soldi, nella speranza che i privati facciano qualcosa (Chi vive sperando...) Nel contempo, visto che "non ci sono soldi" le finanziarie regionali, sull'esempio illustre di Mario Draghi, riducono i tassi di interesse. Quale sia il meccanismo economico per il quale il prezzo di una merce scarsa (il denaro) si riduca, anche al di sotto dello zero (Draghi docet) è un mistero la cui spiegazione lasciamo volentieri ad "economisti" (pour ainsi dire) modello giavazzi/alesina. A noi risulta chiarissimo che attraverso la riduzione/annullamento del costo del denaro si cerca di indurre a bere (ad investire) un cavallo (i soggetti privati) che di bere non hanno nessuna voglia. La logica che denunciamo pervade l'intero documento, rendendolo molto più simile ad un libro dei sogni che ad una enunciazione programmatica credibile. Un elenco di parole chiave a cui è chiaro che se anche si sa di cosa si sta parlando non si ha idea di come farlo. Non possiamo però tacere dell'incredibile assist - del tutto ideologico - che questo documento fa alle politiche del governo, quando parla in maniera totalmente estemporanea, - perchè non si comprende cos c'entrino queste considerazioni con il bilancio del comune di Aosta - della "riforma" della legge elettorale. (Pag 5. prima metà) e di seguito della riforma/deforma della costituzione. "Riforme" necessarie per modernizzare il Paese (sic!!!). Una "modernizzazione" di cui non sentiamo assolutamente l'esigenza e rispetto alla quale vi assicuriamo che ci attiveremo in ogni modo in difesa della democrazia e della Costituzione antifascista nata dalla Resistenza. Un altro assist, più soft ma non meno pericoloso, è a pagina 4 in cui si magnifica la “possibilità concessa ai Comuni di utilizzare una parte degli avanzi di cassa per effettuare investimenti in deroga alla regola che impone il pareggio di bilancio”. Il pareggio di bilancio in Costituzione, che il nuovo sistema recepisce oltre ad essere una fesseria pazzesca, nell'ottica delle politiche di austerità imposte dalla Bce, così come è stato recepito (ed infatti si parla a più livelli di modificarlo) è la morte di qualunque investimento. Si possono utilizzare per investimenti la differenza tra entrate correnti e uscite correnti (in soldoni), uno specchietto per le allodole che costringe le amministrazioni a farsi “virtuose” a suon di tagli, quale programmazione, quale visione di lungo periodo? Quale visione della propria comunità? Ecco, si parla di rivederlo perchè la stragrande maggioranza dei comuni ci annegherà e noi lo magnifichiamo.
Sui tagli e gli inasprimenti delle imposizioni ho scelto un esempio paradigmatico. Ho già parlato nella Tari del tartassamento dei commercianti, ne riparlo ora con la Cosap. L'Aps, a fronte di una Cosap che passa da 250.000 euro a 450.000 euri si porta a casa gli aumenti delle tariffe di sosta che non entrano direttamente nelle casse comunali come già ampiamente dimostrato (quest'anno con il contributo straordinario si. Da 76.000 euro a 620.000 euro un po' di più) parentesi su Aps che “viene incontro alle esigenze del Comune”: è una partecipata al 100%! I commercianti, se tanto mi dà tanto pagheranno 3 volte tanto di tassa occupazione suolo pubblico? In più gli aumenti della sosta per sé. Veramente una smart city! In bilanci decrescenti, vacche magre ecc ecc fa poi specie la distribuzione delle entrate in conto capitale pag 77. Sorvoliamo sui contributi Telcha per amor di patria (che sarebbe meglio chiamare mancia) e i Fesr per le piste ciclabili. La voce “strana” è aosta capitale”: 500.000 euro nel 2016 e 2017 e 2,5 milioni 2018. Ah già, nel 2018 ci sono le elezioni regionali! Non possiamo quindi che esprimere un parere negativo su questo documento, sia per il poco tempo avuto per studiarlo, dato che è cambiato, sia per l'impostazione e la logica di base: ortodossia al renzianismo e rollandinismo.


Dopo le relazioni, quella di maggioranza ve la risparmiamo, sono state presentate delle mozioni collegate: in una, di tutta la minoranza si chiedeva di promettere di andare anche a rivedere gli appalti e le convenzioni per attuare dei risparmi: in soldoni, visti i tagli e gli aumenti non sarebbe male che anche i fornitori di servizi al Comune stringessero un po' la cinghia.
Risposte  della maggioranza (c'è già, il 5% lo possiamo già tagliare, vero, avevamo chiesto un'altra cosa....)

In questo consiglio, ancora una volta, abbiamo assistito alla chiusura della maggioranza verso le nostre proposte volte a far risparmiare il Comune senza tagliare servizi e welfare e senza toccare le tasche delle cittadine e dei cittadini. Per contro questo bilancio vede un aumento delle tariffe e un ulteriore taglio del welfare e dei servizi per tutte e tutti. Noi continueremo la nostra battaglia per costruire un'altra città.
 
Carola Carpinello