martedì 12 maggio 2015

Lettera del Vescovo di Aosta sui Profughi


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Emergenza Profughi

ACCOGLIERE CHI CERCA LA VITA - Comunicato del Consiglio pastorale diocesano


Il consiglio pastorale della diocesi di Aosta, riunito l'11 maggio con il vescovo mons. Franco Lovignana, ha dedicato una parte dei lavori al delicato tema dell'accoglienza dei profughi nel nostro paese e nella nostra valle.
Senza volersi sostituire agli organi istituzionali preposti alle valutazioni e decisioni di merito e in spirito costruttivo, pensiamo di poter condividere alcune riflessioni innanzitutto con i fedeli della diocesi e poi con tutti i valdostani che siano interessati al confronto delle idee.
Le nostre riflessioni si pongono su tre livelli: culturale, sociale e politico.
La dimensione culturale ci sembra la più urgente. Corriamo il rischio di perdere un valore evangelico ed umano che caratterizzava il pensare e l'agire del nostro popolo e cioè la disponibilità ad accogliere e ad aiutare il forestiero e il bisognoso d'aiuto. 

Una cultura sempre più concentrata sul benessere dell'individuo rischia di interpretare ogni situazione sociale problematica come contrattempo fastidioso anziché come richiamo che interpella la coscienza civica e come occasione per unire le forze nella ricerca di soluzioni condivise. Così facendo la nostra civiltà rischia di implodere e, come dice papa Francesco, di generare una cultura dello scarto, in cui solo chi ha la forza di far valere i propri diritti conta, mentre gli altri vengono socialmente eliminati. 
Dobbiamo reagire. Come credenti possiamo trovare nel Vangelo e nella dottrina sociale della Chiesa tutto ciò che serve per offrire, con il pensiero, con la parola e con l'esempio, un contributo alla costruzione di un nuovo umanesimo, come auspicato dal prossimo Convegno ecclesiale italiano. Come cittadini di questa bella regione ribadiamo che per la qualità civile del nostro vivere sociale accanto alle risorse economiche sono necessari umanità e spirito di solidarietà. Siccome queste considerazioni vanno ben al di là dei nostri confini, ci sentiamo impegnati a domandare e a costruire un'Europa che anche nell'accoglienza dei migranti «ritrovi quella giovinezza dello spirito che l'ha resa feconda e grande» (papa Francesco al parlamento europeo).
La dimensione sociale è rappresentata in questo momento dall'emergenza delle tante persone che arrivano nel nostro paese per fuggire guerra e miseria. La situazione ci interroga e ci chiede solidarietà verso di loro, ma anche verso le altre comunità italiane coinvolte.
Chiediamo che anche la nostra valle provi a fare qualcosa di più.
Anche come comunità cristiana ci sentiamo interpellati. Attualmente la caritas diocesana collabora con la Regione per l'accoglienza di 20 profughi. Al riguardo, ci sembra giusto ricordare che l'accoglienza non può essere presentata in termini semplicistici come è stato fatto da qualcuno. Per il rispetto della dignità della persona accolta, l'accoglienza non si esaurisce con il posto letto e i pasti, ma richiede accompagnamento, animazione e almeno un minimo di integrazione e di coinvolgimento umano. Tutte queste cose vengono fatte egregiamente dalla caritas e da due cooperative sociali che si fanno carico dei profughi accolti in Valle d'Aosta, in stretta e proficua collaborazione con le Istituzioni regionali. A tutti questi operatori esprimiamo il nostro sostegno e la nostra gratitudine: attraverso di loro è anche il volto bello della nostra gente che i profughi incontrano.
Tenendo conto che i richiedenti asilo devono attendere circa un anno prima che la loro domanda venga presa in considerazione e che per i primi sei mesi non possono svolgere alcun lavoro, sarebbe bello che le nostre parrocchie concordassero con la caritas qualche occasione di incontro con loro favorendo il superamento della diffidenza e dell'indifferenza che spesso nascono dalla non conoscenza delle persone e delle situazioni.
Qualora dovessero arrivare altri profughi ci impegniamo a cercare soluzioni per poter aumentare, almeno di qualche unità, lo sforzo che la caritas diocesana sta già mettendo in campo.
Per la dimensione politica vorremmo aggiungere la nostra voce alle tante che si sono levate in questi mesi per chiedere che i problemi legati alle migrazioni trovino adeguate risposte legislative nel nostro paese e che le istituzioni europee e mondiali ricerchino soluzioni per fermare all'origine quella che si presenta sempre più come una tratta di persone umane - indegna del ventunesimo secolo - agendo sulle cause e non solo sugli effetti. Come ha detto il presidente Mattarella per la festa dell'Europa, lo scorso 9 maggio, ci vuole «meno egoismo per affrontare in modo positivo il dramma delle migrazioni e per svolgere un ruolo efficace di pace in Africa e nel Medio Oriente».
Vogliamo concludere con le parole del messaggio di papa Francesco per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato celebrata il 18 gennaio 2015: «un gran numero di persone lascia i luoghi d'origine e intraprende il rischioso viaggio della speranza con un bagaglio pieno di desideri e di paure, alla ricerca di condizioni di vita più umane. Non di rado, però, questi movimenti migratori suscitano diffidenze e ostilità, anche nelle comunità ecclesiali, prima ancora che si conoscano le storie di vita, di persecuzione o di miseria delle persone coinvolte. In tal caso, sospetti e pregiudizi si pongono in conflitto con il comandamento biblico di accogliere con rispetto e solidarietà lo straniero bisognoso ... Il coraggio della fede, della speranza e della carità permette di ridurre le distanze che separano dai drammi umani. Gesù Cristo è sempre in attesa di essere riconosciuto nei migranti e nei rifugiati, nei profughi e negli esuli, e anche in questo modo ci chiama a condividere le risorse, talvolta a rinunciare a qualcosa del nostro acquisito benessere».
Il consiglio pastorale diocesano si augura che l'attenzione verso questa drammatica situazione non si affievolisca da parte dei cittadini e delle istituzioni e s'impegna affinché le comunità ecclesiali riconoscano la questione migratoria come un segno dei tempi che interpella la nostra vocazione di cristiani e la nostra missione a servizio di tutti gli uomini e le donne del nostro tempo.
 Aosta, 11 maggio 2015

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