domenica 7 giugno 2015

Profughi : perchè Rollandin ha cambiato idea ?


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No, noi valdostani non siamo egoisti e vogliamo restare umani!   (di Daria Pulz)

Carissima, carissimo,
non abbiamo la presunzione di credere che le 517 firme raccolte in poche settimane grazie a Change.org – tra cui la tua preziosissima di cui ti ringraziamo di cuore – e le tante riservate dimostrazioni di simpatia per la nostra petizione abbiano fatto tornare sui suoi passi l'Augusto Presidente. Certo una curiosità di fondo sulle motivazioni rimane. Ci piace pensare che

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– come tutti noi – lui stesso non abbia retto alla replica delle varie interviste su LA 7 e sulle reti straniere e alla rilettura dei tanti sprezzanti articoli, apparsi a livello locale e nazionale, dedicati alla sua infausta presa di posizione: noi gli immigrati ce li siamo già anche portati volentieri a casa nostra e con grande arricchimento culturale reciproco, ma che l'unica risposta delle istituzioni valdostane fosse "Pòrtateli a casa tua" nemmeno lo stesso Prefetto che l'ha pronunciata è poi riuscito a digerirla.
Comunque ora le nuove prospettive che si profilano all'orizzonte sono troppo interessanti per perdere tempo prezioso a chiederci il perché e il come: sul sito della Regione autonoma Valle d'Aosta ha fatto capolino un avviso pubblico per la ricerca di operatori economici per la partecipazione ad una procedura per l’affidamento del servizio di accoglienza temporanea in favore di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale.
Ecco, proprio questo era l'obiettivo di chi non intendeva rassegnarsi alla definizione che in quella che una volta era la ricca Valle d'Aosta sia rimasto solo più posto per l'egoismo. Pare che, al contrario, adesso siamo in grado di accogliere 140 rifugiati richiedenti asilo politico. Ottima notizia per noi cittadini valdostani che non dimentichiamo le nostre radici: esse affondano abbondantemente nei processi migratori che hanno interessato la nazione a cui apparteniamo così come il nostro piccolo territorio, e ancora oggi a livello internazionale più che mai strutturali e non certo contingenti.
Ora che anche tra le nostre montagne si è nuovamente aperta una finestra sulle emergenze del mondo, i cittadini più attenti e sensibili sono pronti a mettere in campo idee e impegno attorno a un tavolo di lavoro comune con il Forum del Terzo settore: la Valle d'Aosta ha così l'occasione di recuperare l'insopportabile figuraccia non degna di noi e può avviare un urgente programma di accoglienza per chi – scappando da miseria, persecuzione e guerre –, ci chiede protezione internazionale: è ovvio che, dopo la risposta alle prime basilari necessità, si tratterà di lavorare alacremente in rete nell'ottica di un inserimento il più possibile reale ed efficace delle persone rifugiate nella comunità valdostana.
E sarà interessante lavorare tutti insieme, spinti ognuno da un proprio ideale: non importa se qualcuno vuole vedere nell'immigrato il Cristo crocifisso o un fratello imbarcato sullo stesso pericoloso barcone della vita minacciato dalle correnti o piuttosto un soggetto portatore di diritti. Noi siamo spinti dalle riflessioni del grande filosofo dell'Illuminismo tedesco Immanuel Kant che, nel 1795, scriveva nel pregnante testo "Per la pace perpetua": "Qui, come nei precedenti articoli, non è questione di filantropia ma di diritto, e in tal senso ospitalità significa il diritto di ogni straniero a non essere trattato ostilmente quando arriva in un territorio altrui. […] Si tratta di un diritto di visita, appartenente a tutti gli uomini, che consiste nel dichiararsi pronti a socializzare in virtù del diritto al possesso comune della superficie della terra."
E chi non condividesse tale possesso comune e volesse continuare a nutrirsi dei ridicoli slogan tipo "gli stranieri ci ruban le risorse insieme allo spazio vitale" sappia di essere fuori tempo massimo: essi hanno già tragicamente ottenebrato il secolo scorso e l'esito sono stati i campi di sterminio di Auschwitz. Chi ne fosse nostalgico stian ben alla larga dall'Altra Valle d'Aosta. Noi facciamo appello alle forze sane e costruttive di questa regione perché siamo certi che sono tante, e che solo lavorando insieme dal basso nella corresponsabilità si possano cambiare le sorti dei popoli.
No, noi valdostani non siamo egoisti e vogliamo restare umani!







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