domenica 11 giugno 2017

Scriviamo vaccini ma parliamo di democrazia

La discussione sui vaccini sembra non lasciare alternative tra il dichiararsi favorevoli o contrari, con toni spesso offensivi nei confronti della parte avversa.

La questione, però, è un'altra: al di là delle sensibilità dei singoli, che noi rispettiamo, siamo convinti che le politiche sanitarie vadano costruite insieme e non contro la gente.  

Se ci sono dubbi sulla bontà di un trattamento sanitario, specialmente se riguarda i bambini, uno Stato democratico dovrebbe lavorare affinché vengano chiariti attraverso il confronto; dovrebbe investire risorse sulla qualità dell'informazione e sul rapporto di fiducia tra medico e paziente (nel caso dei vaccini, il genitore).

Ricorrendo alla coercizione per le vaccinazioni - peraltro senza alcuna emergenza certificata e con l'odiosa sanzione della non iscrizione a scuola e della perdita della potestà genitoriale - lo stato italiano  ha invece ammesso il totale fallimento delle sue politiche sanitarie. 

Un fallimento peraltro Inevitabile, visti i tagli continui e sistematici che negli ultimi anni hanno compromesso, oltre al diritto di cura, proprio la fiducia delle famiglie nel sistema sanitario. 

Troppo facile definire tutti come degli anti-scientisti. C'è una parte parte importante della società che proprio perché non aprioristicamente contro i vaccini chiedeva condivisione, responsabilizzazione e esercizio della propria coscienza genitoriale e soprattutto consapevolezza e trasparenza.

Queste voci sono rimaste inascoltate. C'è stata, anzi, una vera e propria operazione di falsificazione del dissenso, con una intera parte della società tacciata di oscurantismo.

Il decreto Lorenzin scava un fossato, mettendo una parte della società contro un'altra. Tutto ciò, a nostro avviso, non è degno di un paese che si definisce liberale e democratico.


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